Nel dicembre del 2008, dopo un anno di sosta, si riparte; quest’anno la meta del nostro viaggio sarà di nuovo l’Algeria. Cinque mesi di preparativi sono alle nostre spalle e tutto è pronto per questa nuova avventura che ci porterà dapprima nell’Adrar Ahnet, quindi a Tamanrasset, sui monti dell’Hoggar e poi giù nel Tahaggart da dove, lungo la pista dei contrabbandieri, rientreremo verso Djanet; e poi ancora Erg d’Admer, Plateau du Fadnun e infine asfalto fino a Tunisi.
Ritrovatici a Genova e attraversato per l’ennesima volta il solito tratto di mare, sbarchiamo a Tunisi e puntiamo diretti verso il confine; svolte le pratiche doganali, due giorni di asfalto ci portano fino ad Arak, dove con la nostra guida ci inoltriamo nella prima parte del nostro viaggio: l’Adrar Ahnet, una zona ad ovest della strada che porta da Algeri fino al confine col Mali. In questa zona ci hanno detto esserci dei siti con bellissimi graffiti e pitture ed è proprio queste ultime che vogliamo trovare.
Attraversati erg di bellezza incredibile (erg Medjebat, erg Tassedjefit) finalmente giungiamo ad Abri Khattar dove oltre a graffiti di bellezza straordinario, troviamo, grazie alla nostra guida anche le famose pitture, situate sul cielo di un piccolo riparo nei pressi di un pozzo (link).
Ripreso il cammino verso sud e verso Tamanrasset, dove ci attenderà un nuovo componente del viaggio, sulla strada troviamo altri siti con graffiti interessanti e soprattutto la via verso la guelta di Touak, posta al termine di una stretta gola che si addentra per quasi un km nella falesia.
Dopo la prima settimana di viaggio, giungiamo a Tam, la città dei Tuareg, ormai diventata un grossa cittadina commerciale. Qui, recuperato il nuovo compagno di viaggio, ci prepariamo per la salita ai monti dell’Hoggar e all’eremo di padre Focault (vedi nota in calce), un missionario che cercò, invano, di convertire al cristianesimo la popolazione Tuareg.
Discesi dalle montagne, puntiamo verso sud; con la nostra nuova guida Abdallah, ci dirigiamo verso il pozzo di In Teak, nel Tahaggart, dove andremo alla ricerca di un antico avamposto della Legione Straniera (link) dei primi anni del novecento. La fortuna ci assiste e una mattina, in un paesaggio surreale caratterizzato anche da un vento che rende tutti i contorni sfuggenti, troviamo l’accampamento posto a guardia del pozzo. Proviamo ad immaginare la vita di quei pochi soldati mandati quaggiù in mezzo al nulla più totale. Incredibile, come incredibili sono anche i nuovi graffiti che troviamo su una roccia a poca distanza.
Riprendiamo la strada verso est e dopo due giorni raggiungiamo Djanet. Rifocillati e riforniti nuovamente, iniziamo il ritorno, non prima però di aver attraversato l’erg d’Admer, che avevamo già percorso in occasione del viaggio del 2002 e che abbiamo trovato profondamente modificato, molto più ricco di vegetazione ed arbusti, segno di recenti piogge. Usciti da qui, e imboccata la pista del Fadnoun, una pietraia lunga più di cento km, raggiungiamo Illizi e da qui, su asfalto, Tunisi, dove oltre alla nave che ci riporterà in Italia, ci aspetta il caffè di Sidi Bou Said con il suo tè coi pinoli ed i pasticcini alla pasta di mandorle.
Padre Charles de Focault.
Qui è ritratto presso l'eremo da lui costruito sui monti dell'Assekrem.
Charles Eugène de Foucauld, visconte di Pontbriand, in religione “fratel Carlo di Gesù” (settembre 1858 – dicembre 1916), è stato un religioso francese, esploratore del deserto del Sahara e studioso della lingua e della cultura dei Tuareg.
Nel 1880 si trasferì in Africa, in Algeria. Si distinse per le sue buone qualità di soldato, ma lasciò l'esercito per dedicarsi a spedizioni geografiche in Marocco ove studiò l'arabo e l'ebraico. Si fidanzò con una fanciulla del luogo, ma fu costretto a lasciarla per l'ostilità dei genitori. Nel 1885, ricevette la medaglia d'oro dalla Società Francese di Geografia per il viaggio di esplorazione del Marocco. L'anno successivo ritornò in Francia. Pur essendo stato battezzato, Charles non aveva mai vissuto una vera e propria vita di fede, ma tornato in patria sentì il bisogno di conoscere meglio la religione cattolica.
Iniziò, così, un cammino spirituale che, agli inizi del 1889, lo portò in Israele, a Nazaret. Rimase affascinato da quella realtà e comprese di essere chiamato a vivere come "viveva la Santa Famiglia di Nazaret".
Nel 1901 giunse nuovamente in Algeria stabilendosi nel deserto del Sahara, ai confini con il Marocco. Iniziò una vita in conformità dello "stile di Nazaret", cioè preghiera, silenzio, lavoro manuale, assistenza ai poveri. Definì le linee del suo pensiero e gli statuti dei "Piccoli fratelli del Sacro Cuore", congregazione religiosa che non riuscì a fondare.
A Beni Abbes fondò un romitorio, dove accolse i poveri della regione e studiò, per preparare la strada ai futuri missionari, la lingua dei Tuareg. Viaggiò nel deserto e tra le città algerine e, a Tamanrasset, fondò un eremo. Si impegnò nella difesa delle popolazioni locali dagli assalti dei predoni.
Si recò tre volte in Francia, tra il 1909 ed il 1913, nell'intento di fondare l' "Unione dei fratelli e delle sorelle del Sacro Cuore", associazione di laici per l'evangelizzazione dei popoli. Nel 1916 costruì, intorno all'eremo di Tamanrasset, un fortino per proteggere la popolazione dai predoni. Nello stesso anno, proprio durante un loro assalto, perse la vita.
Il 13 novembre 2005 è stato proclamato beato da papa Benedetto XVI.
Fonte: Wikipedia